Questione di QUORUM
Il Referendum del 17 aprile è davvero una dichiarazione d’amore. E non solo per il nostro mare. Siamo chiamati a riprenderci il ruolo centrale nei processi decisionali che ci spetta di diritto e siamo chiamati a fare una scelta capace di futuro. Ci si chiede un gesto, un SI: un SI al rispetto della Vita le cui ragioni dovrebbero essere sempre il faro dei nostri giorni.
Decidere che le estrazioni in mare di idrocarburi entro le 12 miglia dalla costa debbano essere fermate allo scadere della concessione e non all’esaurimento dei giacimenti è affermare il desiderio di cambiamento. Questo quesito referendario non è solo una goccia nel mare, per quanto possa sembrare di esiguo respiro: è, nei fatti, il punto di partenza del lungo viaggio verso la necessaria transizione dall’ (in)civiltà del petrolio a quella della riduzione degli sprechi energetici in primis e dell’obiettivo 100% rinnovabili poi. E a giudicare dai chiari tentativi del Governo di boicottare le urne con il costosissimo scorporamento dalle prossime amministrative, dal clamoroso anticipo della data, dall’averci riservato un solo giorno per il voto e dal silenzio stampa con cui ha tentato di condire tutta la vicenda, è anche l’occasione per dimostrare che siamo ancora interessati alle sorti del nostro Paese e che abbiamo tutta l’intenzione di tornare a essere protagonisti della vita politica dalla quale cercano di escluderci a tutti i costi.
Non solo possiamo, ma dobbiamo.
Gli inviti all’astensionismo proprio all’apertura di un’intera stagione referendaria, vergognosi per un capo di Governo, dovrebbero farci saltare dalla sedia e ci dicono quanto la nostra classe dirigente abbia a cuore l’opinione dei cittadini. Noi della Decrescita Felice crediamo, invece, che la somma di tanti comportamenti virtuosi possa smuovere le montagne e non solo perché alla matematica non si sfugge. Ci crediamo perché riprenderci il nostro ruolo nel mondo, facendo scaturire dall’amore per l’Universo un profondo senso di responsabilità per tutto ciò che ci circonda, significa scegliere ogni giorno da che parte stare. Significa rifiutare la passività e agire concretamente sul territorio, anche incamminandoci verso i seggi elettorali in una domenica di aprile.
Significa cercare di ristabilire correttamente il vero ordine tra causa ed effetto e gridare all’ingiustizia laddove la rileviamo. L’oro nero affama e uccide le popolazioni che vivono nei distretti petroliferi. In nome del petrolio si scatenano infinite guerre i cui devastanti effetti si ripercuotono non solo dove vengono combattute, ma anche qui dove ci sentiamo più al sicuro. Non è progresso quello che ci costringe a scegliere tra lavoro e salute, non è futuro quello in cui una parte del mondo sfrutta l’altra per potersi approvvigionare di risorse sempre più rare mentre distrugge l’intero ecosistema solo per poter stabilire il primato del più forte.
Voi non credete che tutto questo c’entri con il referendum del 17 aprile? Noi SI.
Perché siamo con orgoglio le lumache che credono nei piccoli passi e perché sappiamo che ogni cambiamento -che non sia solo di facciata – richiede tempo e sempre una scintilla da cui far divampare il fuoco.
Domenica prossima, perciò, diciamo SI al nostro futuro e dichiariamo con passione il nostro amore per il mare e per la vita. In fondo è, come sempre, una questione di Quorum.
Articolo pubblicato su Decrescita Felice Social Network